Essere separati per essere generativi
La nostra vita originaria di coppia, un uomo e una donna che scelgono di condividere la loro vita. Dopo la nascita, la relazione genitori-bambino inizia come rapporto di accudimento, ma comporta un primo passaggio basilare, il riconoscimento dell’altro come individuo separato.
Nella diade madre-bambino si è nel principio del piacere dove tutto viene soddisfatto immediatamente. Si è nella legge della madre e del tutto subito.
Con l’entrata del padre la relazione da duale diventa ternaria. Il dono più grande che può fare la madre ad un figlio è dargli un padre.
Il padre ha il compito di separare la madre dal figlio. Se la madre è la prima relazione, il padre è il primo problema da affrontare.
La separazione è una ferita che pone il bambino nel principio di realtà e il messaggio che passa è che se vuole tornare in una condizione di benessere, se lo deve guadagnare. Il desiderio è quindi il prodotto della separazione; il padre genera autonomia, togliendolo dalle braccia della madre dove entrambi (mamma e figlio) stanno bene.
Il codice materno è tipico della società che vuole tutto e subito, ma non possiamo godere di nulla se non abbiamo il lavoro. L’amore è ciò che ci manca, è desiderio! E noi viviamo di desideri e non di bisogni
Ci appassioniamo da giovani, ma i frutti si raccolgono da adulti; l’autonomia è il massimo della solidità e la forza viene dai legami e dalle relazioni. Il funzionamento della coppia genitoriale costituirà il modello interno che il bambino interiorizzerà e a cui farà riferimento nella sua esistenza di individuo adulto.
Il padre può essere accolto, incluso o rifiutato attraverso il vissuto e l’atteggiamento espresso dalla madre.
I genitori costituiscono le nostre radici e solo amando le nostre radici, il nostro albero darà i frutti.
L’importanza di essere interi
Il paradosso dell’amore dice “io posso vivere senza di te, quindi io posso vivere con te”. Non manco di niente, non cerco l’altra metà, perché sono completo. L’incontro mi permette di creare un’alleanza dove con l’altro sono più forte.
Ciò comporta la capacità di reggere la separazione e questo passaggio ha alla base una chiave speciale, l’autostima. Perché ci sia condivisione è necessario possedere un livello di autostima adeguato.
Il livello di maturazione raggiunto dalla personalità incide sulla qualità e sulla profondità della relazione che si va a strutturare.
Innamorarsi è anche rinunciare alla propria posizione narcisistica, perdere la propria onnipotenza e aprirsi all’altro accettando un certo grado di dipendenza.
L’essere mentalmente autonomo conduce un individuo a poter tollerare l’altro come differente da se stesso senza per questo sentirsi minacciati nella propria identità.
La famiglia di origine
Siamo adulti solo quando abbiamo sciolto i legami di dipendenza della famiglia d’origine, altrimenti essi vincolano le nostre scelte, rendendoci dipendenti, bloccando l’acquisizione dell’identità senza arrivare alla conquista dell’autonomia: la vita sociale e affettiva rimarrà legata a ruoli regressivi, di marca infantile che spingono a considerare l’altro come la causa della nostra insoddisfazione perenne.
Recidere il cordone ombelicale dà inizio alla nascita con cui si avvia il processo di crescita, ma la crescita non è solo fisica, ma anche psichica e quest’ultima è assai più lunga e come processo evolutivo copre l’intera esistenza.
La vita non decolla né dal punto professionale, né dal punto affettivo se si rimane legati alla propria famiglia d’origine.
Il poter vivere la separazione è il codice per lo sviluppo della vita mentale in piena autonomia. Nasce la fiducia nell’incontro con l’altro solo se siamo autonomi internamente. I confini possono essere fisici, ma sono prima mentali.
La persona autonoma vive i genitori come figure di riferimento, non più idealizzate e onnipotenti come nell’infanzia; si riesce ad essere insieme, ma distinti.
La capacità di separarsi è fondamentale nel processo di crescita. Non si può trascurare la capacità di separarsi dalle rispettive famiglie di origine, tanto meno il rimescolamento a cui sono soggetti i rapporti coi genitori, fratelli e sorelle, prima stabilizzati secondo canoni fino ad allora collaudati e così i nuovi parenti acquisiti che la coppia si troverà ad affrontare, si richiederà la capacità di gestire invasioni e critiche che spesso ricalcano esperienze del passato.
Spesso la coppia si trova a dover proteggere se stessa dall’invasione da parte della famiglia di origine. Più le famiglie sono in difficoltà, meno tollerano l’allontanamento dei figli, il riconoscimento e il rispetto delle loro indipendenze.
Per difendere e costruire la propria identità, i partner devono poter vivere l’appartenenza al nuovo nucleo. Questa capacità deriva dal livello di maturazione raggiunta dalla personalità di ciascuno perché significa definire la propria identità che conduce alla distinzione delle generazioni e il rispetto dei confini che esse determinano.
Ciò è dovuto al riconoscimento di sé come adulti capaci di essere protagonisti della propria vita.
Cosa blocca l’essere generativi:
Essere generativi non significa necessariamente essere genitori. Si può essere madri senza essere mamma, si può essere padre senza essere papà perché tutti noi possediamo questa funzione. La ricerca di perfezione, la non separazione dalla famiglia di origine e non aver chiuso relazioni passate bloccano l’energia verso progetti autonomi.
Dio non possiede il comando “copia e incolla”, è Creativo e per ciascuno di noi ha un progetto.
Talenti sotterrati o obbiettivi non nostri, ostacolano la crescita.