La Mediazione per il Divorzio
Intraprendere il percorso di Mediazione Familiare è utile in tutte le fasi del processo della separazione e del divorzio poiché si adatta alle differenti esigenze espresse dalle diverse tipologie di coppie.
Coppie in crisi:
- uno dei due partner è deciso per la separazione e l’altro non l’accetta
- la decisione di separarsi è chiara per entrambi
Coppie separate di fatto:
- coppie con attive aree di conflitto sui termini di affidamento dei figli e/o sul versante economico
Coppie separate legalmente:
- le condizioni di separazione risultano di difficile attuazione o non vengono rispettate
Coppie separate da tempo o divorziate:
- gli accordi presi in tribunale, ormai inadeguati alle mutate condizioni di vita, devono essere aggiornati o modificati
La consulenza potrà trattare i seguenti temi:
- espressione delle emozioni legate alla separazione
- elaborazione del lutto della separazione
- problemi economico-patrimoniali
- gestione del conflitto e riapertura dei canali comunicativi
- rapporti con le famiglie di origine
IL GIUDIZIO DI SALOMONE
Nel mondo antico era un fatto comune chiedere il giudizio del re, non esistendo la moderna suddivisione dei poteri: i regnanti, quindi, erano i giudici supremi a cui venivano sottoposti i casi più difficili. E quello sottoposto al re d’Israele sembrava irrisolvibile.
Due donne si presentarono da Salomone: ciascuna aveva partorito un figlio a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro ed entrambe dormivano nella stessa casa. Una notte accadde che uno dei due bambini morì e sua madre, secondo l’accusa, aveva scambiato il figlio morto con quello vivo dell’altra donna mentre questa dormiva. Salomone, dopo aver ascoltato le due donne sostenere più volte le loro tesi, fece portare una spada e ordinò che il bambino vivente fosse tagliato a metà per darne una parte a ciascuna di esse.
La mamma “finta” fu contenta di questa soluzione, mentre quella vera inorridì alla proposta e pregò il re affinché non uccidesse il bambino preferendo rinunciarvi e affidarlo all’altra donna. Re Salomone sorrise e da quel gesto capì qual era la vera madre, quindi glielo affidò.
Questa situazione nasce dall’irresponsabilità di molte madri che in passato hanno abusato del diritto di genitore affidatario acquisito dal giudice della separazione e hanno usato i loro figli per ricattare sul piano psicologico ed economico l’altro genitore arrivando, in molti casi, a cancellarlo dalla loro vita.
PAS
La sindrome di alienazione genitoriale (o PAS, dall’acronimo di Parental Alienation Syndrome) è una delle più gravi patologie da separazione, un disturbo psicologico che può insorgere nei figli, tipicamente a seguito del loro coinvolgimento in separazioni conflittuali non appropriatamente mediate.
Insorge quasi esclusivamente nel contesto delle controversie per la custodia dei figli. In questo disturbo, un genitore (alienatore) attiva un programma di denigrazione contro l’altro genitore (genitore alienato).
Richard A. Gardner propone di basare la diagnosi di PAS sull’osservazione di otto sintomi primari nel bambino.
- La campagna di denigrazione, nella quale il bambino mima e scimmiotta i messaggi di disprezzo del genitore alienante verso l’altro genitore. In una situazione normale, ciascun genitore non permette che il bambino esibisca mancanza di rispetto e diffami l’altro. Nella PAS, invece, il genitore programmante non mette in discussione questa mancanza di rispetto, ma può addirittura arrivare a favorirla.
- La razionalizzazione debole dell’astio, per cui il bambino spiega le ragioni del suo disagio nel rapporto con il genitore alienato con motivazioni illogiche, insensate o, anche, solamente superficiali. Ad esempio, come scrive Gardner: “non voglio vedere mio padre perché mi manda a letto troppo presto”, oppure “perché una volta ha detto cazzo”.
- La mancanza di ambivalenza è un ulteriore elemento sintomatico, per il quale il genitore rifiutato è descritto dal bambino come “tutto negativo”, mentre l’altro genitore è visto come “tutto positivo”.
- Il fenomeno del pensatore indipendente indica la determinazione del bambino ad affermare di essere una persona che sa pensare in modo indipendente, con la propria testa, e di aver elaborato da solo i termini della campagna di denigrazione senza influenza del genitore programmante.
- L’appoggio automatico al genitore alienante è una presa di posizione del bambino sempre e solo a favore del genitore alienante, in qualunque genere di conflitto si venga a creare.
- L’assenza di senso di colpa è il sesto sintomo: questo significa che tutte le espressioni di disprezzo nei confronti del genitore escluso, avvengono senza sentimenti di colpa nel bambino.
- Gli scenari presi a prestito sono affermazioni del bambino che non possono ragionevolmente venirne da lui direttamente, come l’uso di parole o situazioni normalmente non conosciute da un bambino di quell’età per descrivere le colpe del genitore escluso.
- Infine, l’ottavo sintomo è l’estensione delle ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato, che coinvolge nell’alienazione la famiglia, gli amici e le nuove relazioni affettive (una compagna o un compagno) del genitore rifiutato.