La dott.ssa Donatella Guerriero esegue le seguenti prestazioni terapeutiche e di consulenza psicologica in ottica relazionale-sistemica:
- Psicoterapie individuali
- Psicoterapie di coppia
- Psicoterapie familiari
- Interventi di Counselling individuale, familiare e di coppia
COS’È LA TERAPIA SISTEMICO RELAZIONALE
Campo privilegiato di applicazione dell’approccio sistemico relazionale è la Famiglia che viene vista come un sistema entro il quale un soggetto che presenta un disagio psicologico è considerato il “Paziente designato” che esprime le difficoltà relazionali dell’intero gruppo familiare.
Il malessere presentato dalla persona viene letto non tanto come problema dell’individuo, ma come espressione di disagio di uno dei sistemi di appartenenza.
L’identità individuale viene considerata come frutto delle relazioni significative che la persona ha intrattenuto nel corso della sua vita; pertanto, un eventuale problematica non viene letta e trattata come caratteristica insita nell’individuo, ma come esito di esperienze relazionali.
L’obiettivo principale è quello di modificare le modalità di relazione disfunzionali all’interno della Famiglia.
Le dinamiche disfunzionali possono collocarsi anche nel sistema coppia, nell’ambiente lavorativo, nel gruppo amicale, etc.
Il fine della terapia è quello di trovare modalità relazionali diverse con i sistemi di appartenenza e fornire una chiave di lettura più completa .
È aperta a famiglie, coppie e singoli individui.
Quali persone può aiutare la psicoterapia sistemico relazionale?
L’approccio sistemico-relazionale può rivelarsi utile per le persone che ritengono avere delle difficoltà in specifici rapporti (di coppia, genitoriale, lavorativo, etc).
In particolare può rivelarsi utile al presentarsi di problematiche evolutive da parte dei bambini e/o degli adolescenti.
Questo tipo di terapia è inoltre finalizzato a leggere alcuni eventi e situazioni in modo maggiormente tollerabile da un punto di vista emotivo e trovare un significato possibile a difficoltà personali e/o familiari.
Il lavoro psicoterapeutico non è dunque prettamente rivolto al trattamento del sintomo presentato ma alle situazioni relazionali che lo hanno generato.
COUNSELING PSICOLOGICO
Tutte le situazioni di cambiamento e di crescita comportano difficoltà che possono avere una natura momentanea e transitoria, o consolidarsi, generando stati di blocco e di malessere.
Non è sempre facile chiedere aiuto rispetto alle proprie difficoltà: il timore di essere giudicato o la preoccupazione che ciò sia segno di debolezza, può impedire di compiere il primo passo.
Il disagio psichico, la malattia, non è considerato interno all’individuo ma parte di un sistema di relazioni caratterizzato da un’organizzazione disfunzionale e da comunicazioni errate e paradossali.
Compito del terapeuta è quello di intervenire sulle diversi parti del sistema, cercando di migliorare le sequenze comunicative tra i componenti e di ripristinare l’equilibrio della coppia o della famiglia.
IL COUNSELING PSICOLOGICO si propone, attraverso un numero ridotto di incontri, di offrire a giovani ed adulti uno spazio per:
- Riflettere sui propri vissuti
- Chiarire le difficoltà
- Valutare le eventuali scelte da compiere
COSA FA IL TERAPEUTA FAMILIARE?
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- Cerca la connessione con il Cliente.
E’ il momento in cui il Terapeuta sollecita il paziente ad esporre il motivo per cui si è rivolto a lui e gli lascia esporre più o meno liberamente i fatti. - Orienta il Cliente verso l’esposizione di una serie di dati relativi al problema.
E’ il momento in cui il Terapeuta spinge il Cliente a precisare la natura del problema per averne una definizione più precisa, specialmente nei suoi effetti nel qui e ora.
Così facendo egli pone anche le prime distinzioni. - Allarga progressivamente il campo di osservazione del Cliente.
E’ il momento in cui il terapeuta, partendo dai fatti esposti, spinge il Cliente a decodificare a ritroso il processo di coordinazione e calibrazione che il Cliente ha fatto della propria ipotesi sul problema e che sono diventate parti fondanti della tautologia che lo ingabbia. - Orienta il Cliente verso un ulteriore allargamento del proprio campo di osservazione.
E’ il momento in cui il Terapeuta sollecita il Cliente a prendere in considerazione elementi nuovi e/o non previsti. - Propone al Cliente una nuova ipotesi o descrizione dei fatti.
E’ il momento della “ristrutturazione” della differenza utile per “fare differenza” (Bateson G. 1984). E’ il momento in cui il Terapeuta facendo leva sugli elementi non visti né previsti dal Cliente, ma emersi nel momento) cerca di restituirgli una ridescrizione dei fatti condivisibile dal Cliente stesso, in quanto basata su ciò che egli ha detto, ma fondata su premesse incompatibili con quelle da cui egli partiva in precendenza. Il Cliente si trova così nella condizione di dover eliminare una delle due premesse e, per un processo di economia mentale interna, si troverà nella necessità di produrre un nuovo tipo di descrizione e/o tautologia che renda compatibili nuovi elementi emersi.
- Cerca la connessione con il Cliente.
TERAPIA SISTEMICA E LINGUAGGIO
La connessione tra terapia sistemica e linguaggio viene resa da concetti quali costruzione e co-costruzione della realtà, intersoggettività e autoriflessività. L’attenzione alla parola non riguarda esclusivamente il linguaggio utilizzato in seduta ma rappresenta un fine per la terapia poiché il modo in cui si parla evidenzia il modo in cui si costruisce il mondo (Bertrando Boscolo). L’interesse per il linguaggio ha accompagnato lo sviluppo della terapia sistemica con le famiglie: negli anni Settanta (Selvini Palazzoli et al.) prevaleva l’aspetto pragmatico della comunicazione (sull’onda dell’approccio sistemico-strategico di Palo Alto, Watzlawick et al.). Successivamente con l’influenza del pensiero batesoniano si abbandonarono le derive comportamentiste della scatola nera per valorizzare l’aspetto semantico, incluso l’apporto del linguaggio dei clienti, l’uso delle loro locuzioni e soprattutto i modi e i tempi verbali (Bruner). In seguito negli anni Ottanta si è diventati sensibili all’aspetto sintattico e all’utilizzo nel dialogo di tempi e modi diversi per allargare il prospetto delle possibilità (Boscolo e Bertrando). Successivamente la rivoluzione del costruttivismo, della cibernetica di secondo ordine e del costruzionismo (Maturana e Varela, von Foerster) ha portato all’attenzione l’emergenza di un processo nella terapia e nella consulenza. La realtà è costruita e co-costruita (White) dagli attori in gioco, se si pensa all’aspetto collaborativo della relazione (Hoffman), ed emerge nel linguaggio attraverso l’interazione e la ricerca del consenso, implicando diverse realtà e attribuzioni di significato, queste ultime sempre stabilite dal ricevente.
Narrativa, ermeneutica e retorica sono valide cornici teoriche che consentono una visione antropologica della relazione terapeutica: primo, ciò che di significativo viene appreso continua ad operare (inconscio batesoniano) nella teoria e nella pratica, e, secondo, un pensiero coerentemente sistemico consente di superare le dicotomie. Ad es. quelle più ricorrenti nel discorso post-moderno vorrebbero contrapporre il testo al contesto, la narrativa alla sistemica, con effetti di impoverimento. Piuttosto sembra più utile collocare tali opposizioni su diversi livelli e comprenderne le differenti implicazioni per il processo terapeutico (Bertrando). Il testo è importante per comprendere l’esperienza soggettiva e i significati che le persone attribuiscono a se stessi in quanto individui, mentre il contesto relazionale è importante per capire la dimensione collettiva, l’esperienza di cui non si è consapevoli o che andrebbe oltre le nostre attuali conoscenze (e capacità di generarle): il terapeuta si muove costantemente tra questi due livelli nello sforzo di rendere l’interazione terapeuta-cliente generativa.
LA STORIA DELLE TERAPIA SISTEMICO RELAZIONALE
L’approccio sistemico relazionale nasce negli Stati Uniti all’inizio degli anni ’50 a partire da un vasto movimento di teorie e idee, in particolare le teorie della prima e seconda cibernetica. La “Scuola di Palo Alto” e il Mental Research Institute, con i loro maggiori esponenti (Gregory Bateson, Don D. Jackson, Jay Haley, Paul Watzlawick), furono i principali centri di sviluppo della terapia sistemica familiare.
La psicoterapia ad indirizzo sistemico relazionale si è molto diffusa in Italia e in Europa durante gli anni ’80, in modo particolare nei servizi di salute pubblica, nel campo della patologia psichiatrica adulti, nella neuro-psichiatria infantile, nel campo delle tossicodipendenze e negli ultimi anni anche nelle problematiche che riguardano la separazione-divorzi e nelle problematiche scolastiche; inoltre nell’ambito della psicologia del lavoro ha trovato importanti e significative applicazioni. In ambito clinico, proprio in Italia è nata e si è sviluppata una delle più importanti tradizioni di ricerca sistemica, di notorietà e diffusione internazionale: il cosiddetto “Modello della Scuola Milanese”, di Selvini-Palazzoli, Boscolo, Cecchin e Prata.
Caratteristiche
Nell’approccio sistemico l’attenzione è posta non su ciò che succede all’interno della mente, ma sulle relazioni che ogni individuo instaura con l’ambiente esterno e con gli altri. L’individuo non è più un elemento singolo da studiare a prescindere dall’ambiente in cui vive, ma fa parte di una serie infinta di sistemi in ognuno dei quali assume dei ruoli, invia e riceve delle comunicazioni ed all’interno dei quali assume determinati comportamenti piuttosto che altri.
I sintomi di una persona, oltre ad esprimere in maniera metaforica il conflitto psichico soggettivo, acquisiscono una funzione precisa all’interno del sistema relazionale in cui emergono.
La famiglia, intesa come il sistema vivente di riferimento principale nell’esperienza emotiva di una persona, è il primo contesto esperienziale all’interno del quale i sintomi assumono una funzione precisa per il funzionamento relazionale del gruppo di persone che ne fanno parte.
Il soggetto portatore del sintomo viene considerato il “paziente designato”. Tale termine sta ad indicare che il paziente è il membro del sistema-famiglia (per famiglia si intendono sia la propria che almeno le due generazioni che l’hanno preceduta), che esprime o segnala il funzionamento disfunzionale di uno o più dei sistemi di cui egli è uno dei vertici. Tale membro è “designato” dal sistema stesso, secondo una prospettiva bio-psico-sociale, in quanto soggetto che esprime una modalità disfunzionale di vivere, pensare, agire. Talvolta, specialmente in casi che riguardano i bambini o gli adolescenti (ambiti in cui la terapia familiare risulta un approccio particolarmente valido), questo si manifesta sotto forma di blocco evolutivo, così che tutte le tensioni tendono a convergersi su di lui; in tal modo diviene il controllore di forze ed energie relazionali, al prezzo di gravi sentimenti di sofferenza e vissuti di disgregazione.
Il sintomo ha quindi una doppia valenza: segnala alla famiglia l’esistenza di un disagio e, nello stesso tempo, rende innocuo il suo potere distruttivo, accentrando su di sé tutte le preoccupazioni.
I terapeuti che seguono questo orientamento psicoterapeutico condividono la matrice pragmatica, di chiara origine americana, per cui il loro intervento si struttura in genere in un numero di sedute ridotte e in tempi relativamente rapidi.